Il IV Novembre ricordato nel nostro istituto
Il nostro istituto ha partecipato alle rievocazioni per il IV Novembre, 104° anniversario dell'Armistizio di Villa Giusti, che ha segnato la fine della I Guerra Mondiale, vinta dall'Italia con un prezzo altissimo di vittime. Gli alunni delle scuole di Scheggia e Costacciaro, con i loro insegnanti, hanno partecipato, nel corso della mattina, a due differenti cerimonie presso i rispettivi monumenti ai caduti, sui quali sono state deposte corone alla memoria. Erano presenti, oltre ai sindaci e alle autorità civili, ufficiali dell'arma dei Carabinieri e dei carabinieri Forestali, e rappresentanti dell'Associazione nazionale Carabinieri, Associazione nazionale Alpini, Associazione Partigiani italiani, ma anche la polizia locale e la protezione civile, oltre che un testimone oculare degli eccidi nazisti del 1944, a sottolineare che la memoria di coloro che hanno sacrificato la vita per la Patria, in ogni guerra, è un prezioso patrimonio collettivo.
4 novembre 2022
Di Martina Biasini – classe 3D
Io e la mia classe venerdì 4 novembre, ci siamo dedicati alla scoperta del significato di alcune opere celebrative che scorgiamo tutti i giorni passando per strada: si tratta dei monumenti presenti a Isola Fossara, a Perticano e a Scheggia. Prima di tutto è di importante sapere cosa si festeggia il 4 novembre nelle nostre zone e non solo, ovvero la festa nazionale in onore delle Forze Armate, con cui si ricordano tutti quei soldati che con il fango addosso, ridotti in misere condizioni, hanno combattuto valorosamente, intraprendendo un percorso arduo per il nostro futuro. Durante questa giornata noi alunni abbiamo letto delle memorie sui monumenti e assistito a tre commemorazioni: in ordine cronologico a Perticano, la lapide davanti alla chiesa, poi a Isola Fossara, il monumento ai caduti della prima e seconda guerra mondiale e ultima ma non per importanza, a Scheggia, in Piazza Luceoli. Sono state presiedute tutte dal sindaco. La nostra prima destinazione è stata Perticano, dove abbiamo trovato ad aspettarci un devoto ristretto di residenti; ho notato che sono stati molto presi dalle parola accorate del sindaco, tanto da scorgere nei loro volti una miriade di ricordi, chissà forse di qualche avvenimento raccontato dai loro genitori, oppure esperienze proprie. A Perticano, dopo le parole introduttive del primo cittadino, Kevin è partito leggendo del tumultuoso rientro del feretro del soldato Giovanni Andreoli della Brigata Tevere, proveniente dal Cimitero del Grappa, dove cadde il giorno stesso dell’Armistizio. La mattina del 7 settembre 1923 la salma arrivò a Sassoferrato dove tramite un numeroso corteo è stata portata nella Chiesa di Santa Maria, per poi essere vegliata, per 24 ore a turno dai reduci combattenti, dalla Milizia e dai Carabinieri. L’8 mattina la Commissione si è recata da Scheggia a Sassoferrato a ricevere il corpo, che dopo gli onori militari è stato deposto su un carro addobbato con bandiere nazionali e scortato dai militari sino alla Badia di Sant’Emiliano in Congiuntoli dove erano ad attenderlo tutta la popolazione scheggina e dei dintorni. Durante il corteo il feretro venne portato a spalla dai commilitoni e fiancheggiato da ufficiali, dalla madre, dai parenti, dagli orfani di guerra e da tutto il resto della popolazione. Come ultima tappa il cadavere venne portato nel suo paese natale, nel quale il commissario cav. Ancillotti, seguito da Don E. Andreini, pronunciò brevi e commoventi parole in ricordo della sua vita da cittadino e da soldato. Come seconda tappa ci siamo recati a Isola Fossara, dove, grazie al Corriere quotidiano umbro-sabino del 9 agosto 1922, abbiamo letto che nei giorni precedenti ci fu lo scoprimento di una lapide ai caduti di guerra. Durante l’evento da ogni finestra sventolavano le bandiere tricolori, lungo la via principale ed erano stati innalzati archi di trionfo, moltissime persone intervennero dai paesi e dalle città vicine con tanto di rappresentanze ufficiali. In quella giornata si svolsero svariati discorsi, tra cui quello dell’oratore ufficiale avv. cav. uff. Giuseppe Gatti che “rifece la storia della guerra spiegando le necessità italiane di prendervi parte, celebrò il valore dell’esercito e l’eroica condotta di essi, sciogliendo un alato inno alla patria. Alla fine dei discorsi, prima della cerimonia religiosa, ci fu un proprio saluto alle madri, alle vedove, agli orfani dei caduti augurando una pacificazione degli animi”. Sempre accompagnati dal Corriere quotidiano umbro-sabino, siamo giunti alla nostra tappa finale: Scheggia. Dopo Kevin e me l’onore di leggere è stato affidato ad Angelica (classe 3D), che ha riportato in vita ciò che avvenne il 4 novembre 1921 in una giornata di moderato caldo per la cerimonia del Soldato Ignoto. Quel lontano giorno, “mentre parlò il Segretario De Angelis spiegando efficacemente il significato di fede patriottica e di devota gratitudine, il popolo ascoltò austero e silenzioso regolarmente raccolto nel recinto del Cimitero; il popolo depose con spontanea offerta la modesta corona nel sacro recinto, in segno di amore e di riconoscenza devota ai giovani eroi immolati per la grandezza della Patria. Fu incantevole la puntualità del suono delle campane, che scandiva la funzione religiosa, in seguito il sacerdote Don Bosone Rossi precedette il cerimoniale della benedizione del tumulo, ascoltato con un religioso silenzio, fra le ploranti vedove e le disperate lacrime delle doloranti madri e dei congiunti, che nel mentre accarezzano gli orfani adolescenti, con occhi commossi. Il tutto fu reso magnificamente indimenticabile durante l’uscita del Corteo dalla Chiesa, perché i bambini cantavano la canzone del Piave con le loro voci argentine”. Vorrei concludere spiegando le sensazioni che ho percepito durante la mia e le altre letture, un senso di profonda orgoglio patriottico, affiancato a pura disperazione, perché dopo secoli che i nostri antenati hanno combattuto guerre disumane per concederci tutto ciò che loro hanno solamente sognato, mettendoci nei loro panni ci siamo accorti che non ci conoscevano, non sapevano se saremmo stati biondi, rossi, castani ecc… per loro eravamo solamente sconosciuti, eppure nella speranza di un miglior futuro per altri, hanno sacrificato il loro presente, ma noi siamo un popolo di indifferenti che pensano che tutto è stato guadagnato con uno schiocco di dita, in effetti è con uno schiocco di dita spesso attribuito a un governante, che può partire quella falce senza volto, senza nome, senza senso a tutti conosciuta come guerra.